Sapere geografico, custodia del creato e fedi religiose
DOI:
https://doi.org/10.12800/vg.19.3Parole chiave:
Cosmogonie, conoscenza geografica, comprensione religiosa del creatoAbstract
In ogni tradizione religiosa, sono presenti miti cosmogonici a partire dai quali derivano credenze poste alla base delle relazioni tra Divino, esseri umani ed Ambiente naturale. Se analizzate in questo contesto le narrazioni cosmogoniche, così come il sapere geografico tendono a fornire una risposta all’esigenza umana di denominare e dare un senso alla collocazione nello spazio dell’uomo e dei fenomeni con i quali esso deve interagire. Le narrazioni mitiche non sono però sufficienti a rispondere agli interrogativi che emergono dalle complesse relazioni tra i fenomeni della natura e la vita umana, una problematica cui si è tentato di dare risposta, con i differenti tentativi - differenti tra loro nel tempo e nello spazio a seconda delle culture nelle quali andavano maturando - di pervenire ad una descrizione del Mondo fondata su una ‘Theoria’, ovvero su una qualche forma di spiegazione razionale del reale. Ma la fiducia in un tal genere di conoscenza si fonda su presupposti antinomici rispetto a quelli su cui si fonda la rappresentazione e comprensione del reale fondati sulla religione. Infatti, nel primo caso la spiegazione si fonda su principi immanenti alla razionalità del reale e nella seconda su valori eterni ed esterni alla realtà del Mondo di cui la mente umana è parte. Da qui le differenze che nel corso del tempo si sono riflesse sulle modalità di rappresentazione del Mondo e dei rapporti dell’Uomo con la Natura e quindi, dei rapporti tra conoscenza Geografica e fede religiosa.
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